Un
laboratorio di musicoterapia deve possedere uno strumentario per la
produzione musicale, per l’ascolto di materiali preregistrati e per
la ripresa audio-visiva degli incontri. Lo strumentario deve essere
sufficientemente nutrito e vario, in modo che ognuno dei partecipanti
possa compiere la propria ricerca con un margine di scelta
relativamente ampio, sia per ciò che concerne le caratteristiche
timbriche, sia per le possibilità di variazione dinamica, sia per le
qualità melodiche, armoniche e d’intonazione.
Lo
strumento in musicoterapia va considerato nella sua globalità. Ogni
sua parte è significativa ai fini della comunicazione: forma,
dimensione, colore, temperatura, sonorità, la qualità degli
elementi che lo compongono.
-devono
essere preferibilmente strumenti di ampia facilità e libertà d’uso,
e non è necessario possedere un’istruzione musicale per produrre
con essi forme sonore. Non sono richieste particolari abilità
motorie, sensoriali o psichiche;
-Di
solito sono costruiti con materiali naturali, come pelle, cuoio,
legno, pietre, frutti vari, ecc...;
-devono
possedere forme e dimensioni differenti, in modo che i pazienti
possano proiettarvi qualunque fantasia personale;
-Devono
permettere spostamenti liberi;
-devono
favorire la tendenza a stabilire relazioni con gli altri strumenti e
permetter che il loro uso stimoli la comunicazione.
Una
classificazione che include la maggior parte degli strumenti
esistenti, convenzionali e non, folklorstici o di fabbricazione
spontanea è quella proposta da Curt Sachs e da Erich Hornbostel, che
suddivide gli strumenti in idiofoni, aerofoni, membranofoni,
cordofoni ed elettrofoni.
Idiofoni:
Il suono è prodotto dallo stesso materiale di cui è costituto lo
strumento senza fare ricorso a tensioni aggiuntive di membrane o
corde: xilofoni (tavolette intonate di legno), metallofono(tavolette
intonate di metallo), legnetti, piatti, campane tubolari(tubi di
metallo intonati e sospesi ad un telaio), maracas, triangoli,
capanelli, glockenspiel(insieme di piastre metalliche che
sostituiscono le campanelle del carillon), wood block (
parallelepipedo di legno). Questi strumenti appartengono allo
strumentario ideato da Carl Orff , fondatore della metodologia
didattica (sarebbe più corretto parlare di linea pedagogica, in
quanto l’autore intendeva condurre l’allievo verso una
espressività musicale personale e spontanea) denominata Orff-
Schulwerk (opera didattica).
"[Io]...
perseguivo l’attivazione dell’allievo attraverso il far musica
autonomo, cioè attraverso l’improvvisazione e l’ideazione di
musica propria. Così non mi interessava avviarlo a strumenti d’arte
altamente evoluti, quanto a strumenti preferibilmente orientati al
ritmo, di apprendimento piuttosto facile, primitivi, vicini al corpo.
A questo scopo andava trovato uno strumentario adatto. Di strumenti
puramente ritmici, nostrani o esotici, ne avevamo abbondantemente a
disposizione grazie allo sviluppo del jazz... Ma senza strumenti
melodici e di bordone non era pensabile la creazione di uno
strumentario autonomo. Così costruimmo ... i diversi tipi di
xilofoni, metallofoni e glockenspiele. Si trattava in parte di
modelli nuovi, in parte ispirati a modelli medioevali o
esotici".(Carl Orff)
Membranofoni: Il suono è prodotto da una membrana tesa su un’apertura. Si possono classificare in base alla forma ( Es: tamburi tubolari,cilindrici, conici, a barile , a clessidra, ecc...), al materiale, (legno, cocco, metallo, bambù), al tipo di attaccatura delle membrane( incollate, inchiodate, abbottonate, allacciate, legate), alla posizione di esecuzione (fissi sul pavimento, appesi al soffitto o ad un sostegno) e alla maniera in cui vengono suonati ( a percussione, a frizione, con le mani, con le bacchette, ecc...)
Membranofoni: Il suono è prodotto da una membrana tesa su un’apertura. Si possono classificare in base alla forma ( Es: tamburi tubolari,cilindrici, conici, a barile , a clessidra, ecc...), al materiale, (legno, cocco, metallo, bambù), al tipo di attaccatura delle membrane( incollate, inchiodate, abbottonate, allacciate, legate), alla posizione di esecuzione (fissi sul pavimento, appesi al soffitto o ad un sostegno) e alla maniera in cui vengono suonati ( a percussione, a frizione, con le mani, con le bacchette, ecc...)
Cordofoni
: Il suono deriva dalla vibrazione di una o più corde tese tra due
punti fissi. Le corde possono essere percosse con bastoncini ( come
in alcuni tipi di salterio), suonate direttamente con le dita o con
un plettro (chitarra, mandolino) sfregate con un arco (violino,
viola, violoncello, ecc..)messe in vibrazione dal vento( arpa eolia)
.
Aerofoni:
L’elemento vibratorio è l’aria. Sono i cosiddetti strumenti a
fiato con l’aggiunta di pochi altri aerofoni liberi che si basano
su principi acustici differenti.
- aerofoni
a fiato: sono caratterizzati da un tubo che racchiude una colonna
d’aria, e da un dispositivo per mettere l’aria in vibrazione,
spezzando in pulsazioni il soffio dell’esecutore (tromba,
clarinetto oboe, corno, flauto ecc...)
- aerofoni
liberi :non hanno una colonna d’aria chiusa, ma agiscono
direttamente sull’aria esterna (organo, armonium, fisarmonica,
ecc...)
Elettrofoni
: si dividono in analogici e digitali. Negli analogici il suono è
prodotto da un processo elettromeccanico o da un circuito
oscillatore. In quelli digitali avviene un processo di conversione
del suono in formato numerico . Gli esempi più diffusi sono la
tastiera elettronica, il microfono, e l’impianto di
registrazione/riproduzione stereofonica.
R.
Benenzon propone la seguente classificazione degli strumenti musicali
ideata appositamente per il lavoro in musicoterapia.
Classificazione
degli strumenti corporeo-musicali da utilizzare in musicoterapia:

Naturali:
Si definiscono naturali quegli oggetti che si ritrovano
spontaneamente in natura e che producono dei suoni senza l’intervento
dell’uomo, come ad esempio l’aria che sfiora le foglie degli
alberi.
Quotidiani:
Gli strumenti quotidiani sono quegli oggetti di uso giornaliero
capaci di produrre suoni per il solo fatto di essere usato in un
certo modo, come ad esempio riempire d’acqua un bicchiere.
Creati:
Si tratta di strumenti che sono fabbricati, creati o improvvisati dal
paziente o dal musicoterapista con l’obiettivo di stabilire una
comunicazione mediante il loro uso. Possono essere fabbricati con i
materiali più naturali più diversi, o con oggetti di uso
quotidiano.
Musicali:
Si dividono in convenzionali, non convenzionali, folcloristici e
primitivi. Quelli convenzionali sono fabbricati su scala industriale
o artigianale, e sono propri di una determinata cultura alla quale
appartengono sia i il paziente che il musicoterapista. Alcuni esempi
sono: chitarra, violino, pianoforte , flauto clarinetto, ecc...Quelli
non convenzionali sono strumenti fabbricati che non appartengono alla
cultura del paziente. Alcuni esempi sono: clavicordo, lira, cembalo,
ecc...
Gli
strumenti musicali folcloristici sono strumenti artigianali con un
preciso carattere etnico. Un esempio di strumento folcloristico è la
txalaparta (una o più tavole collocate orizzontalmente), strumento a
percussione dei paesi baschi.
Gli
strumenti primitivi hanno un preciso carattere etnico al pari di
quelli folcloristici, ma a loro differenza hanno un’origine remota
e generalmente hanno un minore impatto sull’identità sonora del
paziente. Un esempio di strumento primitivo è lo Shofar, l’antico
corno ebraico.
Elettronici:
Appartengono a questa categoria tutti i riproduttori di suoni
(giradischi, mangianastri, lettore compact-disc, sintetizzatore,
ecc....
R.
Benenzon classifica gli strumenti anche in base al loro uso
comportamentale.
Ogni
strumento può essere utilizzato come:
1)
oggetto sperimentale o di sperimentazione:quando la persona
sente il bisogno di guardare, toccare e suonare istintivamente,
sperimentando la percezione tattile, la forma, il colore e il suon
dello strumento. In questi casi la produzione casuale, poiché
l’attenzione viene concentrata sull’osservazione dello strumento
scelto nella sua totalità e nelle sue parti singole;
2)
oggetto catartico o di catarsi: lo strumento viene utilizzato
come mezzo per scaricare la tensione in eccesso, provocando
sensazioni gratificanti;
3)
oggetto difensivo o di difesa: lo strumento viene utilizzato
come una sorta di scudo metaforico, dietro al quale nascondersi per
celare le proprie ansie . In questi casi generalmente si osserva un
atteggiamento rigido nella persona, che tende a muovere solo le parti
del corpo necessarie a produrre certi suoni;
4) oggetto incorporato o di incorporazione: lo strumento non viene utilizzato per produrre suoni, ma viene semplicemente maneggiato. Viene accarezzato e manipolato come se fosse una parte del proprio corpo. Il corpo e lo strumento si trasformano in una unità indistinta. Tale modalità di utilizzo degli strumenti si riscontra frequentemente nei soggetti autistici;
4) oggetto incorporato o di incorporazione: lo strumento non viene utilizzato per produrre suoni, ma viene semplicemente maneggiato. Viene accarezzato e manipolato come se fosse una parte del proprio corpo. Il corpo e lo strumento si trasformano in una unità indistinta. Tale modalità di utilizzo degli strumenti si riscontra frequentemente nei soggetti autistici;
5)
oggetto intermediario o di intermediazione: si definiscono
oggetti intermediari tutti quegli elementi che favoriscono il
passaggio delle energie corporeo-sonoro-musicali con l’intenzione
di stabilire una comunicazione. In altre parole s’intende qualsiasi
oggetto in grado di funzionare come strumento di comunicazione, in
grado di agire terapeuticamente all’interno della
relazione, senza determinare stati di allarme o di ansia. L’oggetto
intermediario svolge un ruolo di trasmettitore, permette cioè la
comunicazione sostituendosi al legame fisico e mantenendo la distanza
tra i partners (R. Benenzon);
6)
oggetto intermediario corporale: Poiché li primo oggetto
intermediario che appare nella comunicazione fra madre e neonato è
il corpo stesso della madre, Benenzon lo definisce oggetto
intermediario corporale per distinguerlo dagli oggetti che lo
sostituiranno: ciò significa che corpo può essere utilizzato come
oggetto intermediario;
7)
oggetto integratore: Quando lo strumento consente il passaggio di
energia comunicativa fra più di due persone rendendo simultaneamente
attivi più canali di comunicazione si definisce "oggetto
integratore".
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